L’uscita della famiglia controllante dall’impresa famigliare, chiamata anche “evento di liquidità”, è stata al centro di numerosi dibattiti nella letteratura, dimostrando come le dinamiche familiari incidano profondamente sulla scelta di vendita e sulle modalità di uscita della famiglia. Rispetto alle imprese non a controllo famigliare, o professionale, infatti, le imprese a controllo famigliare presentano un vincolo emotivo più profondo da parte dei proprietari che inevitabilmente influiscono in modo sostanziale sulle scelte strategiche dell’azienda e della famiglia, spesso dissuadendoli da prendere decisioni “rischiose” per la sicurezza e stabilità economica dei membri familiari. Questo “legame affettivo” che lega la famiglia al proprio business ha un impatto positivo sul prezzo dell’azienda al momento del deal, spingendo la famiglia a richiedere all’acquirente un premium price per la cessione, che comprenda anche la componente emotiva investita. All’opposto, spesso gli investitori considerano le imprese a controllo famigliare come un target poco appetibile, considerandole poco efficienti e poco professionali, data la loro priorità di stabilità economica della famiglia più che di crescita dell’azienda. Quindi, come impatta lo status di impresa famigliare sul prezzo di vendita di un’azienda? Come varia questo impatto per le diverse tipologie di imprese a controllo famigliare o per altre caratteristiche peculiari dell’azienda?
Sebbene le differenze in termini di performance tra imprese a controllo famigliare e non famigliare siano state approfondite da diversi studi, pochi si sono focalizzati sulle differenti valutazioni al momento del deal. Il nostro studio vuole verificare se lo status di impresa a controllo famigliare garantisce un premium price rispetto al valore dell’azienda. La ricerca è condotta su un campione di 779 aziende italiane che hanno effettuato un deal di buyout tra il 2014 e il 2022 e consiste nel confronto tra prezzo di deal e valore di impresa per le due popolazioni (imprese a controllo famigliare e non famigliare).
I risultati dimostrano come non ci sia una differenza assoluta e significativa tra il prezzo pagato per le imprese a controllo famigliare rispetto alle aziende professionali ma che questa si verifichi solamente per una particolare tipologia di azienda. Tramite un’analisi di clustering, infatti, il campione è stato diviso in sei cluster eterogenei tra loro e in ciascuno di essi è stata analizzata la differenza tra imprese a controllo famigliare e non famigliare. Questa analisi ha evidenziato che, tenendo costanti una serie di parametri rilevanti, le imprese a controllo famigliare ottengono un prezzo più elevato nel caso di aziende consolidate, di grandi dimensioni e con basso rischio.
Lo studio offre implicazioni sia teoriche che pratiche. Dal punto di vista teorico, questa ricerca evidenzia che determinati fattori possono favorire una valutazione più alta per le imprese a controllo famigliare e può quindi offrire spunti a ricercatori che vogliono trovare altre caratteristiche che le favoriscono in questo senso. Dal punto di vista pratico, questo studio offre spunti di riflessione per investitori, come private equity, che considerano l’opportunità di acquistare aziende familiari ma anche alle stesse famiglie che vogliano pianificare l’uscita dal business, chiarendo quali siano le circostanze in cui, in Italia, lo status di impresa a controllo famigliare è stato riconosciuto come un valore da remunerare.
Fonte: Andrea Rizzo, La valutazione di aziende in deal di buyout: un’analisi comparativa tra imprese a controllo famigliare e imprese professionali, Tesi di laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale. Relatori: Prof. Josip Kotlar, Dr. Luca Manelli.